Che ansia! Cos'è, perchè si innesca, cosa possiamo fare

12.02.2020

Ognuno di noi, nel corso della propria vita, ha fatto esperienza dell'ansia come stato emotivo e fisiologico, in risposta a circostanze percepite come stressanti che minacciano il nostro equilibrio. Essa si manifesta con modificazioni psicologiche quali senso di oppressione, tensione emotiva, apprensione, insicurezza, e manifestazioni fisiche, come palpitazioni, tachicardia, tremori, sudorazione, sensazione di asfissia e soffocamento, irrequietezza motoria, mal di stomaco, nausea, stordimento. La funzione dell'ansia è quella di metterci in guardia da potenziali "pericoli" o da situazioni che non ci fanno sentire al sicuro, in modo da prepararci a far fronte agli stressor e attivare una risposta adeguata.

Quando diventa un problema? L'ansia diviene patologica quando la nostra reazione (psicologica e fisica) diventa eccessiva e prolungata nel tempo, in assenza di uno stimolo adeguato o coerente con l'entità del nostro "allarme". Le risposte diventano quindi insufficienti o inadeguate, dando luogo ad una lunga sofferenza.

L'ansia spesso non costituisce un disturbo in sé, ma è un "sintomo" che, come la febbre, può manifestarsi in una molteplicità di disturbi e di difficoltà. Per distinguere un'ansia "normale" da una "patologica", possiamo valutare il fenomeno in base a tre semplici parametri:

  • frequenza e durata: l'ansia può essere definita invalidante quando si manifesta frequentemente e tende ad assumere un andamento continuo, non più circoscritto a singoli episodi, divenendo la modalità con cui si affrontano la maggior parte delle circostanze;
  • congruenza con lo stimolo ansiogeno: quanto più l'ansia risulta sproporzionata rispetto allo stimolo ansiogeno (che alcune volte non è neanche identificabile) tanto più è da considerarsi invalidante;
  • intensità: lo stato ansioso patologico ha delle conseguenze sul funzionamento corporeo (cefalea, insonnia, inappetenza o impulso a mangiare, difficoltà digestive, frequente bisogno di urinare, diarrea, sudorazione), e sul funzionamento psicosociale, quando complica o inibisce la capacità di rispondere in modo adeguato.

Esiste un meccanismo psicobiologico alla base dell'ansia, per cui uno stimolo minaccioso, proveniente dall'ambiente sociale o dal corpo, coinvolge le strutture primitive del cervello che danno luogo a delle reazioni automatiche (i sintomi fisici), escludendo la corteccia prefrontale che è invece quella che aiuta la regolazione delle emozioni e degli impulsi. Per questa ragione la persona sperimenta l'ansia tramite le risposte ormonali, neurovegetative e comportamentali, ma non è in grado di definire le origini di questo malessere. In aggiunta, l'origine dell'ansia va ricercata nell'interazione tra i fattori bio-psico-sociali dell'individuo (fattori genetici, caratteristiche psicologiche individuali, esperienze di vita).

Cosa fare?

Affrontare una problematica ansiosa significa, per prima cosa, individuare il livello di disagio che stiamo vivendo (considerando i tre parametri frequenza, congruenza con lo stimolo, intensità dei sintomi). A diversi livelli di ansia corrispondono diverse strategie per affrontare il problema.

Se i sintomi sono presenti ma non creano un livello di disagio elevato, possono essere sufficienti alcuni consigli pratici: praticare tecniche di rilassamento (training autogeno, yoga, meditazione, respirazione addominale); dedicarsi all' esercizio fisico (migliora lacircolazione sanguigna, ilquadro ormonale, l'attività neuronale , l'autostima , la sensazione di autoefficacia e rende più sicuri di se stessi e delle proprie capacità); mettersi in ascolto dei propri sintomi e dei momenti in cui si innescano, in modo da individuare cosa stiamo vivendo come minaccioso e trovare le modalità più adatte a noi per affrontarlo.

Le strategie appena elencate sono utili in casi di bassi livelli di ansia ed efficaci ad alleviare la sintomatologia. Ma quando l'ansia diviene una vera e propria patologia, è opportuno intraprendere un percorso di psicoterapia. L'indicatore più importante da valutare è senza dubbio il grado in cui l'ansia influenza lo spazio di vita: se determina un continuo stato di tensione, se si manifesta con sintomi fisici estremamente pervasivi, se compromette il funzionamento della persona nella vita sociale e lavorativa, occorre chiedere aiuto a uno specialista. 

Serena Brilli - Psicologa Psicoterapeuta
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